“La violenza contro le donne è una delle più vergognose violazioni dei diritti umani” – celebre aforisma di Kofi Annan Segretario Generale dell’ONU dal 1997 al 2006 e Premio Nobel per la Pace nel 2001 – è il leitmotiv dell’impegno che l’ACSI ha sempre profuso per la parità di genere.
Le mobilitazioni mediatiche e le liturgie retoriche delle giornate celebrative (25 novembre e 8 marzo) restano utopistiche astrazioni se non vengono sussidiate da azioni pragmatiche. A seguito dei proclami fumosi le istituzioni ed i singoli cittadini devono coniugare l’impegno in atti concreti.
Parlare dei massimi sistemi per strappare applausi in qualche talk show televisivo è “politically incorrect”. Occorre, invece, che ognuno (istituzione o individuo) faccia consapevolmente e responsabilmente la propria parte.
Come l’ACSI, per esempio, che dal 1960 (anno della sua costituzione) denuncia l’anacronistica asimmetria di potere e di status nel mondo dello sport che conferisce un ruolo privilegiato all’egemonia maschilista. Anche lo sport è l’immagine speculare di una struttura psico-sociale arcaica.
Sopravvivono ancora rendite di posizione nei rami apicali del sistema sportivo. Le presunte e folkloriche “quote rosa”, assimilabili alle riserve-ghetto dei nativi americani, hanno prodotto aperture residuali mentre resta endemica l’assenza di dirigenti femminili nei ruoli chiave dello sport.
Viviamo – sostiene Zygmunt Bauman – nella civiltà delle disuguaglianze. Si percepisce una tensione emergente dalle grandi aree della sensibilità sociale. La violenza contro le donne non è soltanto fisica. E’ anche psicologica, culturale, ideologica e trasversale da destra a sinistra, dall’emisfero laico a quello cattolico.
Si avverte l’esigenza – non più procrastinabile – di avviare azioni sostenibili sui temi diversity ed empowerment femminile verso nuovi orizzonti di pari opportunità e di speranza civile. L’ACSI, come sempre, è in sintonia con una linea di coerenza e di continuità per sensibilizzare ed orientare l’establishment verso un nuovo paradigma di “umanesimo sportivo” che metta al centro l’uguaglianza di genere.