2 giugno: l’ACSI celebra la Festa della Repubblica all’insegna dell’unità e della speranza civile

L’immaginario collettivo del nostro Paese – segregato dalla pandemia, vittimizzato dal virus persecutorio dell’infodemia, prostrato dalla recessione economica – invoca l’aplomb del Capo dello Stato Sergio Mattarella quale garante delle istituzioni repubblicane, della carta costituzionale, della tenuta democratica e dell’identità nazionale.

Lo tsunami del covid-19 e l’instabilità politica hanno desertificato il mondo del lavoro che rischia di soffocare nelle sabbie mobili del cannibalismo sociale e della precarizzazione ormai endemica. Il disagio strisciante si manifesta nel depauperamento irreversibile dei ceti meno abbienti, nelle lacerazioni del tessuto sociale fra disuguaglianza conflittuale e protervia dell’illegalità, nella disaffezione crescente verso le istituzioni, nella repulsione verso la partitocrazia (le ultime elezioni confermano la crescita esponenziale dell’astensionismo).

E’ l’onda lunga di un’allarmante “santabarbara” in procinto di detonare che rivendica attenzione, solidarietà, condivisione, presenza capillarizzata dello Stato su tutto il territorio nazionale soprattutto nelle enclaves colonizzate dalla criminalità organizzata. E’ il momento di una nemesi storica nell’Italia ingessata dalla burocrazia che non decide, che restituisce all’Unione Europea le risorse per progetti abortiti o mai realizzati, che non riesce a sciogliere il “nodo gordiano” dell’attivazione dei cantieri per le infrastrutture.

Dal mondo della promozione sportiva di base e dell’associazionismo sociale emerge una visione fra idealità e pragmatismo in virtù di un considerevole background geopolitico vissuto in sinergica aderenza alla pelle delle criticità territoriali. Pertanto l’ACSI ritiene che siano ormai maturi i tempi per risolvere “strutturalmente” il problema atavico del dissesto idrogeologico.

Occorre mettere in sicurezza le emergenze delle opere pubbliche: ponti pericolanti, dighe a rischio, scuole fatiscenti, università, ospedali, edilizia popolare, periferie degradate, carceri vivibili, piste ciclabili, centri per anziani e disabili, ecc. In sostanza occorre realizzare finalmente quell’utopistica “araba fenice” di cui straparla demagogicamente la politica. Auspichiamo – nella celebrazione del 2 giugno – che l’Italia possa risvegliarsi dopo un lungo letargo al fine di promuovere il new deal etico della “res publica” e l’empatia identitaria di quella “comunità evoluta, civile, solidale” richiamata spesso dal Primo Cittadino Sergio Mattarella.

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