8 marzo: l’ACSI denuncia l’enfasi mediatica del corpo femminile

Il deterioramento irreversibile dei palinsesti televisivi scivola verso il basso. E’ un’omologazione ideologica e culturale determinata dalla corsa spregiudicata verso il sensazionalismo per entrare nel gotha dell’Auditel che registra l’offerta televisiva e pubblica i dati dello share.

Dietro le quinte si muove un osservatorio psicosociale che analizza i processi cognitivi del gradimento sessualizzante e maschilista strumentalizzando una presunta, sordida domanda finalizzata ad orientare il movimento compulsivo dello zapping.

La scelta per conseguire la pervasività dell’appeal televisivo è una progressiva, irreversibile oggettivazione sessuale femminile. Le donne discinte e manipolate – che si esibiscono in uno studio televisivo circense – offendono il percorso di emancipazione dell’8 marzo ed avviano un processo di auto-oggettivazione.

Catharine Alice MacKinnon, avvocata e scrittrice, sostiene che alcune donne vivono nell’oggettivazione sessuale come i pesci nell’acqua. E’ un grido d’allarme perché le televisioni intendono essere un riferimento educativo per le nuove generazioni.

Le icone televisive diventano pericolosi modelli emulativi per le giovanissime. I filtri della scuola e della famiglia sono in ritardo. Pertanto le istituzioni sono chiamate ad intraprendere responsabilmente azioni di prevenzione.

L’ACSI ha sempre sostenuto l’uguaglianza di genere nello sport. Pertanto denuncia le discriminazioni mediatiche che puntano i riflettori sull’aspetto fisico delle atlete e sul gossip della vita privata.

Il corpo femminile predomina sul gesto atletico. L’enfasi mediatica voyeuristica determina nelle giovanissime atlete una sindrome frustrante e depressiva che sfocia in devastanti patologie (anoressia, bulimia, disordine dismorfico del corpo, vigoressia, drop-out, ecc.).

Il ruolo dei media è fondamentale nella direzione di una cultura sportiva etica e consapevole per il benessere psicofisico delle nuove generazioni. Purtroppo sono tuttora invalse le endemiche disuguaglianze nello sport dalla residuale rappresentanza delle donne nei rami apicali alle avvilenti disparità retributive.

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