La variante “criminalità” in due anni di pandemia sta infettando il tessuto economico e sociale del paese offrendo un’incredibile occasione di guadagno +24% per le segnalazioni sospette, 3.919 interdittive antimafia alla media di 178 un incremento percentuale del 33% rispetto al biennio 2018/2019. La variante criminalità viaggia sul web:+39% per i delitti informatici, +32% per truffe e frodi informatiche.
Stabile reati di usura, diminuiscono il reato di riciclaggio e impiego di denaro Dall’inizio della Pandemia sono stati messi a base d’asta, per l’emergenza, una cifra pari a 27 miliardi del 58% non sappiamo nulla, non abbiamo piena informazione Libera e Lavialibera presentano il dossier “La tempesta perfetta 2022. La variate Criminalità” , tutti i numeri del contagio criminale nei due anni di pandemia.
Mentre assistiamo alle mutazioni del virus e sulla efficacia dei vaccini necessari a debellare le diverse varianti, c’è una nuova variante, silenziosa, costante che in questi due anni sta infettando il tessuto economico e sociale del paese offrendo un’incredibile occasione di guadagno. È la variante “criminalità” i cui sintomi e segnali si presentano nei numeri di alcuni reati spia, nelle interdittive che colpiscono le aziende, nelle frodi informatiche, nelle truffe sui ristori, sui bonus edilizi, sulle aziende in crisi e a rischio fallimento. Libera e Lavialibera presentano il dossier “La tempesta perfetta 2022. La variante Criminalità” , tutti i numeri del contagio criminale nei due anni di pandemia nel quale sono stati elaborati dati e analisi delle Forze dell’Ordine, del Ministero dell’Interno e degli studi e rapporti sul riciclaggio della Banca d’Italia. Per fotografare andamento del contagio della variante “criminalità” e per analizzare il diffondersi dell’infezione mafiosa all’interno del Paese, sono stati elaborati i dati relativi ad alcuni reati spia (interdittive, segnalazioni sospette dell’Uif, reati di usura, di estorsione e riciclaggio denaro, delitti informatici e truffe e frodi informatiche) ovvero di quelle condotte che riflettono in sé il pericolo di infiltrazione mafiosa. Per i singoli reati sono stati messi a confronto i dati complessivi del biennio pre-pandemico 2018/19 con il biennio 2020/21 caratterizzato dall’emergenza. È stata elaborata per ogni regione la variazione percentuale tra i due bienni per i singoli reati. In base al rialzo legato diffondersi della variante “criminalità” abbiamo posizionato le regione in zona rossa (massimo rischio dove si è registrato un incremento percentuale tra il 26-100% ), zona arancione (alto rischio dove si è registrato un incremento percentuale tra il 11-25%), zona gialla (rischio moderato dove si è registrato un incremento percentuale tra il 1-10%) e zona bianca (rischio basso dove si è registrato un calo di percentuale).
La fotografia in numeri della variante criminalità. Un paese a macchia di leopardo, prevalentemente in zona rossa per il numero di interdittive, reati sul web e segnalazioni sospette. Nel biennio pandemico 2020/2021 le segnalazioni sospette complessivamente hanno raggiunto la cifra di 252.711 con un incremento del 24% rispetto al biennio pre-pandemico 2018/2019. Sono sette le regioni in zona rossa (Sicilia, Calabria, Puglia, Lazio, Sardegna, Basilicata, Trentino Alto Adige) dove l’incremento percentuale nel biennio pandemico ha superato la quota del 25%. Incrementi maggiori sono stati rilevati nel Lazio (+57%) e Trentino Alto Adige (50%) e Sardegna (+38%). Sono ben 3.919 nel periodo pandemico il numero di interdittive antimafia emesse dalle prefetture nei confronti di aziende controllate o condizionate dalle organizzazioni criminali. Dal 1 gennaio 2020 al 31 ottobre 2021 si è viaggiato alla media di 178 interdittive al mese con un incremento percentuale del 33% rispetto al biennio 2018/2019. Ben 15 regioni in zona rossa che hanno superato l’asticella del 25% di incremento con situazioni record in Sardegna(+600%), Veneto (+471%), Trentino Alto Adige (+300) e Toscana (+170%).
La variante “criminalità” viaggia su internet. L’analisi dei dati rileva un boom di incremento dei delitti informatici durante il biennio della pandemia (+39%) con ben 14 regioni in zona rossa con primato alla Basilicata (+83%) Sardegna(+63%) e Campania (+56%). Due regioni in zona arancione (Veneto e Piemonte) due in giallo (Liguria e Marche) e il Molise in zona bianca. L’incremento nel 2021 è pari al 11% rispetto al 2020. Per quanto riguarda le truffe e frodi informatiche, i dati rilevano un incremento del 32% nel biennio 2020/21 con un’Italia quasi tutta in zona rossa, ben 12 le regioni, con punte del 61% in Veneto, 49% in Puglia e 44% in Toscana. L’ incremento nel 2021 è pari al 13%.Si mantiene stabile l’andamento dei reati di
usura (solo +1,3%) nel biennio pandemico rispetto al biennio 2018/19. I maggior incrementi
vengono segnalati in Basilicata (+500%) e Friuli Venezia Giulia (+133%) e Puglia e Lazio
(+32%).
L’analisi dei dati mostra la diminuzione più rilevante per il reato di riciclaggio e impiego di
denaro, con il dato in calo del -20%. Con qualche sorpresa in giro per l’Italia. Sono tre le
regioni che nonostante il calo a livello nazionale, invece si colorano di rosso: Valle d’Aosta
(+166%), Molise (30%) e Sardegna (28%). Altra regione che registra un aumento pari al 22%
è la Lombardia. Calano i reati di estorsione del 4% durante i due anni di pandemia rispetto al biennio precedente. Con alcune regioni, quelle considerate nell’immaginario collettivo “isole felici”, che vanno in controtendenza con incrementi da zona rossa come Friuli Venezia Giulia (+32), mentre in zona arancione troviamo l’Umbria (+21%), la Sardegna (+19%) e il Trentino Alto Adige (+15%). Sul fronte della droga, secondo i dati elaborati per Libera dall’Agenzia delle Dogane nel biennio 2020/21 sono stati sequestrati complessivamente 39911,03 Kg/lt di stupefacenti +241% rispetto al 2018/19.I maggior sequestri sono stati effettuati dalla Direzione territoriale Campania/Calabria pari al 74% del totale.
“In questo oscuro scenario – commenta Libera- la lotta alle mafie e alla corruzione sembra
scomparsa dall’agenda politica del Paese. Proprio nell’anno in cui ricorre il trentennale di “mani pulite” e delle stragi mafiose di Capaci e via D’Amelio, sembra che questi fenomeni criminali si siano radicati in un distorto “senso comune”. Quasi si trattasse di una “patologia nazionale” ormai cronicizzata, in un processo di normalizzazione per cui meglio fingere che il problema non esista o sia meno grave di quel che sembra coesistere – e se possibile fare affari – con le mafie e grazie alla corruzione sembra diventata la strategia vincente di molti “colletti bianchi”.
Eppure negli ultimi due anni per afferrare i profitti da virus è nato un nuovo mercato criminale, in grado di propagarsi con la stessa rapidità del Covid-19. La variante “criminalità” sta offrendo un’incredibile occasione di guadagno. Una variante subdola che attacca le compagini societarie in difficoltà esattamente come fa un virus: si innesta nel corpo sano attraverso dei prestanome, lo usa fin che serve, poi lo distrugge. Ecco che clan, colletti bianchi, imprenditori, professionisti si sono federati determinando una mutazione del concetto stesso di «associazione criminale» che non conosce confini. Le nuove mafie sono ‘imprenditoriali’, flessibili, capaci di costituirsi in network per diffondere il più possibile il loro raggio di azione. Sono mafie che sparano meno non per sopraggiunti scrupoli morali, ma perché, semplicemente, non gli conviene: col denaro e con la corruzione, soprattutto nelle circostanze straordinarie che provocano danni per la collettività, ottengono quello che prima ottenevano con la violenza diretta e con le armi. Una variante “criminalità” che non è solo mafiosa, con operatori economici che vanno a cercare i servizi della mafia per stare sul mercato e faccendieri e corrotti che fanno da ponte con le organizzazioni criminali. In una prima è emerso l’interesse anche di soggetti presumibilmente legati ad ambienti della
criminalità organizzata a entrare nel comparto della produzione o della commercializzazione di prodotti sanitari, medicali e di dispositivi di protezione individuali. Significative di questa fase le frodi connesse alla vendita (ed eventuale mancata consegna) di dispositivi di protezione a prezzi apparentemente sproporzionati rispetto a quelli di mercato e, in qualche caso, l’aggiudicazione delle commesse, a seguito di gare pubbliche, a imprese i cui esponenti detenevano interessenze in società destinatarie di interdittive antimafia.
In una seconda fase, agli inizi del 2021, il romanzo criminale del Covid 19 cambia la trama.
Emergono con maggior frequenza ipotesi di vere e proprie infiltrazioni nelle imprese e tentativi di appropriazione di fondi pubblici destinati al sostegno all’economia, con operazioni simulate per precostituire i requisiti per l’accesso ai fondi. Qui si entra nella zona grigia dove competenze e capitali si mescolano, unendo in un patto occulto professionisti e padrini. Secondo uno studio della Direzione Investigativa antimafia, condotto a settembre e ottobre 2020, sono state rintracciate 270 imprese che avevano incassato fondi previsti per la crisi da pandemia e che risultavano colpite da interdittiva antimafia: erano già stati erogati 40 milioni di euro. Sono più di 9 mila i ristoranti che a causa della pandemia potrebbero trovarsi in condizioni di vulnerabilità finanziaria, il che li renderebbe esposti a infiltrazioni criminali e al riciclaggio di denaro. In termini assoluti le regioni con il maggior numero di imprese sono il Lazio (2.116), la Lombardia (1.360), la Campania (1098) e la Toscana (783). Covid, tra corruzione e opacità. Giorno dopo giorno le cronache di casi e inchieste giudiziarie definiscono meglio i contorni dell’“affare pandemia” per le mafie. Le nuove forme di mimetismo criminale rendono fondamentale affinare la capacità di controllo. Gli inquirenti devono acquisire conoscenze e competenze utili a cogliere le nuove modalità operative con cui prendono forma le infiltrazioni criminali. Nello stesso tempo, però, anche i cittadini possono mobilitarsi in un’azione dal basso, facendosi carico del monitoraggio civico delle opere.
Ma per attivarsi è necessario conoscere. Libera ha elaborato i dati di Openpolis per avere
contezza del quadro relativamente a tutte le spese fatte per la gestione dell’emergenza (o meglio, relativamente a quelle di cui sono disponibili i dati), tramite i bandi di gara delle pubbliche amministrazioni. Dall’ inizio della Pandemia a 6 dicembre 2021 sono stati messi a base d’asta, per l’emergenza, una cifra pari a 27,76 miliardi di cui sono solo 11,45 miliardi le risorse che sappiamo effettivamente aggiudicate e complete di tutti i dati del caso, mentre restano lotti per 15,55 miliardi di euro con esito scaduto, sconosciuto, o con informazioni incomplete. Possiamo affermare che davanti all’enorme quantità di denaro messo a bando per tentare di arginare la crisi sanitaria scatenata da Covid, pari a 27 miliardi di euro oltre la metà delle risorse, del 58% non sappiamo nulla, non abbiamo piena informazione: è l’“indice di non piena conoscibilità” rispetto alle spese Covid Maglia nera per la Liguria. Dei 401 milioni di euro conosciamo solo il 9 % della spesa. Non va sicuramente meglio sul fronte della trasparenza per l’Abruzzo, solo il 15% dei 244 milioni, solo il 16% del miliardo e mezzo per il Piemonte e dei 190 milioni di euro per l’Umbria. La mutazione criminale non scomparirà con la pandemia, anzi: potrebbe diventare il nuovo modello delle mafie in affari, sempre più inserito nell’economia ferita dal virus. Tutti concordi nella necessità di proteggere dalle mafie il più oneroso intervento pubblico in Europa dai tempi del Piano Marshall. Le mafie da sempre approfittano dei momenti di crisi e lo hanno fatto anche nella fase più acuta della pandemia. È più che mai necessario, dunque, unire forze e competenze per proteggere i fondi europei dalle mire delle cosche, parassiti sociali favoriti da quelle forme virali che da troppo tempo infettano la democrazia: complicità, disuguaglianze, divisioni. Libera, attraverso centinaia di presidi locali, associazioni aderenti e comunità di base, ha intenzione di fare la propria parte. Dalla politica aspettiamo risposte nette, chiare e veloci.