Tanti prestigiosi anni di sport sociale vengono in questi giorni cancellati dalla finta ignoranza e dalla pacchiana insensibilità da parte dei vari governatorati sportivi della pandemia.
Il Dpcm, le FAQ, il Dipartimento, il Coni, ognuno per la loro parte hanno messo un tassello al mosaico della discriminazione violentando il diritto dell’uguaglianza nello sport. Il proibizionismo deve essere equivalente per tutti i settori! Nella quotidianità della vita, in tempi di pandemia, in questa sorprendente Repubblica, lo sport è l’unico settore dove ci sono figli di un dio minore.
Se si possono vendere le pere ai Parioli, si possono vendere anche a Torre Angela, se si possono comperare i pantaloni a Via Montenapoleone si possono comperare anche a Quarto Oggiaro.
Scopriamo oggi alle ore 14,20 che il Coni “al fine di uniformare il comportamento degli Enti di Promozione Sportiva, sospende anche gli allenamenti finalizzati… bla..bla..bla”.
Le pere e i pantaloni quindi si possono acquistare solo a Via Montenapoleone e ai Parioli.
Per chi conosce il mondo dello sport è un invito esplicito: “se non posso fare sport con te, lo vado a fare con un altro”. Quindi non si assottiglia il numero dei praticanti ma si spostano altrove. Tanto per dare una mano alla pandemia.
Astrazeneca permettendo, abbiamo risolto il problema dei vaccini: basta prendere la tessera di una Federazione che l’immunità è assicurata.
Se questa non è dittatura che sarà mai?
Se le cose non cambiano non resta che il ricorso al TAR