25 novembre: l’ACSI esprime solidarietà e sostegno
Nel nostro Paese le discriminazioni contro le donne costituiscono un profondo sommerso atavico, strutturale, omertoso che assume devianze multiformi dal sopruso fisico a quello sessuale, dalla violenza psicologica al ricatto economico, dagli atti persecutori come lo stalking fino a perpetrare il femminicidio.
“Le donne hanno ragione a ribellarsi contro le leggi che noi uomini abbiamo scritto senza di loro”: questo aforisma del filosofo Michel Eyquem de Montaigne costituisce un caustico “j’accuse” contro l’anacronistica asimmetria di potere e di status che conferisce un ruolo autoritario, feudale, patriarcale all’egemonia maschilista.
Il traguardo dell’eguaglianza di genere è ancora lontano. Stereotipi melensi, media farisaici e politica ambigua propinano quotidianamente un presunto sessismo dialogante, un paternalismo apparentemente protettivo che tende subdolamente prima ad includere e poi a strumentalizzare le donne. In sostanza è un’ideologia machista fortemente radicata nella società e nella subcultura del nostro Paese in maniera trasversale da destra a sinistra, dall’emisfero laico a quello cattolico.
Anche lo sport è l’immagine speculare di una struttura psicosociale arcaica. Proclami demagogici ed atteggiamenti untuosi non sciolgono vetuste cristallizzazioni nei rami apicali del sistema sportivo. Il folklore delle presunte “quote rosa” si è impantanato in aperture residuali mentre resta endemica l’assenza di dirigenti femminili e presidenti femminili nei ruoli chiave.
Con questa denuncia l’ACSI rilancia il suo impegno etico e civile nella Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.