Gli EPS a Montecitorio per la Riforma dello Sport e per lo sport di base

Quale futuro per lo sport amatoriale con i decreti attuativi della riforma dello sport? Quali riconoscimenti formali riserverà la nuova legge allo sport di base che svolge un ruolo sociale di alto profilo nel Paese?

Gli Enti di Promozione Sportiva ACSI, AICS, CSEN, CUSI e LIBERTAS fanno pressing sulla politica affinchè la legge possa definire in tempi ragionevolmente brevi i rapporti fra CONISport e SaluteFederazioni, EPS e Discipline associate.

“Gli enti di promozione sportiva – ribadiscono le presidenze dei cinque enti che, da soli, rappresentano oltre 4 milioni di sportivi amatoriali nel Paese – possono giocare un ruolo importante nell’ambito della società civile promuovendo lo sport come strumento di welfare. Occorrono risorse e certezze. La politica condivida anche con gli EPS le valutazioni in merito ai decreti che plasmeranno la riforma: siamo una parte fondamentale dello sport e delle politiche sociali nel sistema Paese”.

Il Governo intende riconoscere il ruolo dello sport sociale. La Ministra per le Pari Opportunità e per la Famiglia Elena Bonetti ed il Capo dell’Ufficio Sport del Governo Giuseppe Pierro (intervenuto in rappresentanza del Ministro per lo Sport Vincenzo Spadafora) hanno ribadito pieno sostegno alla ratio della riforma. Il Vice Presidente della Camera dei Deputati Ettore Rosato ha dichiarato la sensibile attenzione istituzionale verso la promozione sportiva di base.

“Con il neo Presidente di Sport e Salute Vito Cozzoli – ha dichiarato il Presidente del CONI Giovanni Malagò – intercorrerà una collaborazione costruttiva e propositiva, un rapporto improntato al dialogo che è indispensabile per procedere positivamente verso un obiettivo comune.”

E’ auspicabile l’avvio di nu nuovo e proficuo patto sociale tra lo sport e la politica. “Non ho paura della riforma – ha sostenuto il Presidente del CIP Luca Pancalli – ma occorre avere chiarezza sul sistema e sui ruoli che operano al suo interno. E’ importante definire gli ambiti delle responsabilità per le politiche sportive del Paese. La celerità dell’emanazione dei decreti è un punto fondamentale”.

Sono intervenuti i Presidenti degli EPS promotori: Antonino Viti (ACSI), Bruno Molea (AICS), Francesco Proietti (CSEN), Antonio Dima (CUSI), Luigi Musacchia (LIBERTAS).

Bruno Molea ha aperto i lavori con un’ampia e circostanziata relazione di cui riportiamo i passaggi più salienti: “E’ per noi fondamentale essere al fianco di tutte le persone che hanno bisogno di sentirsi insieme agli altri. E’ per noi prioritario essere presenti nei territori a rischio, dove i giovani sono esposti al pericolo di devianze, per provare a trasferire un’alternativa positiva e possibile grazie allo sport. Gli istruttori che ci rappresentano sono operatori che mettono in atto politiche di welfare. – e ancora- “… le associazioni della promozione sportiva sono veicolo concreto di inclusione, nel momento in cui, ad esempio, sperimentano strategie per cui è possibile scendere in campo con squadre composte da persone con disabilità e normodotati, in un terreno davvero comune ed unico”.

“Siamo orientati a credere che si può aprire davvero una nuova fase nel progettare la cultura sportiva nel nostro paese – ha dichiarato Antonino Viti nel corso del suo intervento – Oggi siamo qui a raccogliere il testimone dei veri artefici dello sport di base che esistono da sempre, prima ancora che nascessero gli Enti di Promozione Sportiva. Sono i pionieri dell’alfabetizzazione motoria. Sono le storiche e gloriose società sportive dilettantistiche che hanno forgiato intere generazioni di sportivi ed anche campioni dello sport come Pietro Mennea per citare uno dei grandi.”

“Sentiamo da sempre il dovere di ascoltare, interpretare, e rappresentare questo inestimabile humus di risorse umane e di valori sociali. Abbiamo il diritto di tutelare lo straordinario patrimonio delle nostre radici sportive che si è sempre gestito autonomamente dal basso. Siamo qui – ha ribadito Antonino Viti – per dare voce e cittadinanza alle società sportive dilettantistiche che sono il trait d’union fra gli Enti di Promozione Sportiva e le aree della sensibilità sociale. La riforma dello Sport (è più corretto usare il termine trasformazione del sistema sportivo) varata lo scorso anno, fra l’altro, pone come obiettivo primario la valorizzazione dello sport di base come condizione indispensabile per promuovere un vero progetto sportivo per i cittadini finalizzato alla pratica sportiva, al benessere, alla salute.”

“Chi più di noi è convinto della bontà di queste dichiarazioni. Ma la possibilità che resti una mera enunciazione è forte – ha sottolineato il Presidente dell’ACSI – Gli adempimenti e le “regole” oggi in vigore per avere dignità di essere a tutti gli effetti chiamate Associazioni Sportive Dilettantistiche ASD hanno messo in ginocchio in questi ultimi tempi molte associazioni sportive. Non è osare dire che il Registro, per le associazioni piccole, per quelle più deboli gestite da volontari, da genitori, da dirigenti appassionati rappresenta un problema. Scegliere in questo convegno di segnalare criticità concrete non è volare basso, è doveroso. Lo scenario delle circolari, delle risoluzioni ministeriali, delle direttive dell’Agenzia delle Entrate, le sentenze della Cassazione, le Commissioni Tributarie, l’Autority, il Codice del Terzo Settore, ecc. sono un coacervo di dettami e risoluzioni che rendono pesante il clima intorno alla gestione delle associazioni sportive.”

“Chi deve esercitare il ruolo di governare per davvero lo sport? Se le condizioni continuano ad essere quelle di oggi, continueremo a restare prigionieri del dubbio – ha concluso Viti – Il dubbio e le difficoltà generano la sindrome dell’incertezza in un mondo, quello dello sport, dove la concretezza e le regole sono il viatico per lo sviluppo ed il progresso. Ma per fortuna la burocrazia patologica non impedisce agli Enti ed alle Associazioni di operare ovunque e soprattutto nelle periferie degradate per promuovere lo sport e l’etica sportiva, la pedagogia della legalità, la convivenza civile e l’integrazione. Non impedisce nelle aree colonizzate dalla microcriminalità di aprire palestre per il sottoproletariato urbano, di promuovere squadre di calcio, di costituire polisportive che bonificano discariche a cielo aperto per offrire ai giovani spazi di socializzazione, momenti di crescita identitaria, percezioni di speranza civile.”

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