Sport di contatto, l’ACSI contesta la decisione discriminatoria del CTS

26 Giu 2020

Per il 25 giugno il Governo aveva previsto la ripartenza degli sport di contatto, ma il CTS (Comitato Tecnico Scientifico) della Protezione Civile – istituito per l’emergenza coronavirus – ha espresso un fermo dissenso. Si attende ora il parere del Ministero della Salute. Il dissenso del CTS è stato contestato dal Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora che ha confermato il suo parere favorevole alle riaperture.

Il Presidente dell’ACSI Antonino Viti – in sintonia con il Ministro Spadafora – sostiene la necessità di riprendere le attività dei centri sportivi con le garanzie ribadite dal documento delle Regioni in merito alla sanificazione ed alle misure
cautelative.

L’ACSI ritiene opinabili le motivazioni del CTS che dichiara “nel caso della Serie A si è derogato alle regole solo perché in presenza di un interlocutore formale – la società sportiva – che ha assunto piena responsabilità per quanto concerne
l’esecuzione ed il controllo di uno stringente protocollo di diagnosi e di monitoraggio continui”
. In assenza – continua il CTS – “di simili protocolli a favore di singoli individui che si dedicano a tali attività a livello amatoriale o di società sportive dilettantistiche non ritiene al momento di poter assumere decisioni al riguardo che siano difformi rispetto alle raccomandazioni sul distanziamento fisico”.

Una decisione – replica il Presidente dell’ACSI Antonino Viti – a dir poco lesiva nei confronti dello sport di base che ha sempre dimostrato un alto senso di consapevolezza e di responsabilità evidenziando quanto sia importante – per le società sportive dilettantistiche – la cultura della prevenzione per tutelare l’incolumità degli atleti.

Nella serata del 25 giugno il ministro Spadafora ha marcato la propria distanza dal parere del Comitato Tecnico Scientifico scrivendo al premier Giuseppe Conte e al ministro della Salute Roberto Speranza una lettera.

Di seguito un passaggio della comunicazione:


Caro Presidente, il recente parere del Comitato Tecnico Scientifico sullo sport di contatto sembra decontestualizzato dalla realtà dei fatti e prefigura ulteriori sacrifici a migliaia di operatori del mondo sportivo. A seguito delle difficili settimane di lockdown, la riapertura delle attività economiche e sociali del Paese, realizzata grazie al senso di responsabilità di cittadini, artigiani professionisti e imprese, mostra, d’altronde, quotidiane scene di assembramenti che paiono caratterizzarsi per senso di ineluttabilità. Solo a titolo esemplificativo, non posso non menzionare le immagini di manifestazioni politiche, culturali e sportive, le stazioni affollate e le piazze e strade gremite. Assistiamo sempre più frequentemente a forme di utilizzo delle mascherine assai difformi dal loro effettivo scopo”.

“So bene quanto importante sia il rispetto delle norme di distanziamento fisico ma non credo si possa prescindere dall’osservazione empirica di quanto accade sotto i nostri occhi. Diventa sempre più difficile spiegare il motivo di posizioni del tutto intransigenti e, nello specifico, dell’impossibilita di individuare soluzioni e percorsi che, a certe condizioni, possano consentire la ripresa degli sport di contatto e soprattutto delle attività sportive amatoriali (partite di calcetto, beach volley, pallavolo, ecc.). In questa direzione, stanno andando, del resto, quasi tutte le regioni italiane ponendosi per il Governo un tema la cui cifra va oltre quella della tutela sanitaria. L’attuale situazione sta determinando un duplice effetto negativo: da un lato, migliaia di Associazioni sportive dilettantistiche e Società sportive dilettantistiche sono costrette a cessare le proprie attività e a licenziare di fatto i propri collaboratori; dall’altro, gli sforzi sinora compiuti rischiano di essere seriamente compromessi. Per altro verso, non può sfuggire che le risorse messe a disposizione per il sostegno al mondo delle ASD e le SSD non siano pienamente sufficienti a soddisfare tutti i bisogni che, nei prossimi mesi, potrebbero accrescersi. Ecco perché ritengo che, pur riconoscendo l’alto valore del lavoro svolto in questi mesi dalle Autorità Sanitarie, il citato parere del Comitato non sia del tutto dirimente. Del resto, le valutazioni di specie non spettano esclusivamente al CTS ma al Governo, che, nella piena assunzione delle proprie responsabilità, si determina sulla base del contesto generale, in ordine ad un quadro di valutazioni più ampie e approfondite. Inoltre il ritardo nella ripresa degli sport di contatto e, in generale dello sport amatoriale di base, rischia di incentivare l’organizzazione spontanea delle attività in piazze, parchi e altri spazi pubblici, senza garantire il rispetto delle regole e il monitoraggio previsto dal Protocollo “Sport di Base” approvato dalla Conferenza delle Regioni, emergendo cosi una certa disomogeneità nelle valutazioni espresse sin qui dallo stesso CTS. Ritengo pertanto opportuno tenere in considerazione il complesso delle osservazioni fin qui esposte, maturate in esito alle interlocuzioni intercorse con la Conferenza Stato-Regioni, le Federazioni di tutte le discipline sportive e gli altri soggetti del mondo dello sport. Confido che il Consiglio dei Ministri possa quanto prima elaborare una linea univoca e fornire le risposte chiare che il Paese attende”.

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